Addio Carlo Mazzone: l’allenatore è morto all’età di 86 anni. Lo vogliamo ricordare con le sue frasi più famose. Personaggio istrionico, noto anche con i soprannomi Sor Carletto o Sor Magara, Mazzone ha attraversato oltre 60 anni di calcio italiano. Recordman di panchine in Serie A (ben 792), inserito nella Hall of Fame del calcio italiano, è stato allenatore di ben 12 diverse squadre italiane tra il 1969 e il 2006 tra cui Roma, Fiorentina, Napoli e Cagliari. Di lui si ricorda ancora oggi a distanza di circa 20 anni la corsa sotto la curva dell’Atalanta quando guidava il Brescia al termine di un combattutissimo 3-3. Spontaneo, genuino, a tratti irresistibile con le sue uscite in dialetto e quel modo di fare da persona schietta a cui è impossibile non volere bene.
Le frasi più famose di Carlo Mazzone
Di seguito è stato stilato un elenco di frasi celebri di Carlo Mazzone, il decano degli allenatori del Bel Paese.
- Come diceva mio padre, me devono solo imparà a morì!
- Il fallo tattico è il cugino della simulazione.
- La tecnica è il pane dei ricchi, la tattica è il pane dei poveri.
- Battere la Roma? È mio dovere provarci, ma è come uccidere la propria madre.
- Questa volta abbiamo avuto un pizzico di puntini puntini.
- Dicevano Mazzone è il Trapattoni dei poveri. Rispondevo: amici miei, Trapattoni è il Mazzone dei ricchi.
- Difensore scivoloso, difensore pericoloso.
- La Juventus? La società più società, la squadra più squadra.
- Mi piace il tridente, ma guai a farlo diventare stridente.
- Gestire Roberto Baggio è stata una passeggiata. Era un amico che mi faceva vincere la domenica.
- Noi allenatori non dobbiamo sempre frustigare i nostri giocatori. (Gaffe)
- Adesso ho cambiato idea su Moggi. L’illecito è evidente.
- Un giorno mi chiamò il presidente Sensi. “Carlo, mi consigliano di prendere Litmanen, che faccio?”. Gli risposi: “Perché buttare i soldi, abbiamo il ragazzino”. (Il giovane era Francesco Totti)
- Se famo er terzo vengo sotto ‘a Curva.
(30 settembre 2001, Brescia-Atalanta. Vantaggio di Baggio, i nerazzurri vanno poi sul 3-1 e dalla Curva dell’Atalanta arrivano cori offensivi per Mazzone. Al 92° Baggio pareggia: 3-3. Mazzone scatta. Il resto è cronaca arcinota dello sport più bello del mondo) - Buttame fori, me lo merito.
(Rivolgendosi all’arbitro Collina, sempre dopo la partita Brescia-Atalanta finita 3 a 3)
- A Varria’, me sa che domenica te cacciano… Sta attento a come te comporti che me sa che te cacciano. Io ho conoscenze a Roma, sono venuto a sapere che ti stanno per sostituire… Non è bello che ogni domenica prendi di mira gli allenatori. (Riferendosi al giornalista Enrico Varriale)
- Calciopoli? Con durezza e decisione voglio dire di non avere nessun rapporto con la Gea. Non ho mai avuto un procuratore. Ho sempre detto che un allenatore non deve avere un procuratore. In tutti i miei 39 anni di sana professionalità, da un giorno all’altro mi sento messo in discussione sul piano morale. È un fatto gravissimo.
- Tutti si lamentano con la Juve? Perché sembra che è quella che comanda più di tutti. Per me resta un riferimento, ha una sua storia personale e la si deve rispettare. Ha sempre fatto cose importanti, gradite e non gradite. Quelli che ne parlano male lo fanno perché so’ invidiosi…
- Roberto Baggio? Era puntuale, serio e la domenica mi faceva vincere. C’era un patto con lui. Non mi piaceva che quando si andava in trasferta i tifosi invadevano l’albergo e lui non aveva un attimo di respiro. Un giorno gli dissi “Quando sei stanco di firmare autografi, ti tocchi la testa e io intervengo”. Ma lui non si toccava mai la testa e allora sbottai “Aho, ma non ce l’hai una testa?”.
Lui mi rispose “Mister, come posso deludere gente che ha fatto centinaia di chilometri per incontrarmi?”.
- Per me è un grande piacere, per l’uomo, perché oltre ad essere un grande campione, che sta facendo e ha fatto la storia della Roma, Francesco è una persona splendida che si merita, umanamente, tutti i traguardi che ha raggiunto. Nel mio periodo sulla panchina della Roma Totti mi ha dato grandi soddisfazioni.
(Sui vent’anni di Totti in serie A)
- Io ho avuto da subito la sensazione che Totti fosse uno dei migliori, ma l’ho nascosto, non ho avuto pubblicamente grandi slanci nei suoi confronti: Roma è una città molto difficile calcisticamente e ho sempre avuto l’istinto di difenderlo, tenendo per me le idee che avevo su di lui. È stato un onore essere stato il suo allenatore.
(Sui vent’anni di Totti in serie A) - Posso dire che Pep Guardiola è un ragazzo di una serietà pazzesca, a volte troppa. Per raccontare un aneddoto: mi ricordo che a Brescia a un certo punto vedevo che non parlava mai e gli faccio: “Ahò, ma te vuoi stare zitto?” E lui: “Ma come, non ho detto niente!”. E io: “Appunto, ti prendo in giro. Non mi dici niente? Non hai osservazioni da fare?”. E lui mi diceva che era così, non contestava, apprendeva e basta.