frasi Antonio Tabucchi

Frasi Antonio Tabucchi: le citazioni più celebri da condividere

Antonio Tabucchi è stato considerato per tutta la sua lunga carriera come uno dei più profondi conoscitori della lingua e della cultura del Portogallo. Insegnò dalla cattedra di cui era titolare all’Università di Siena. Ad oggi è ritenuto il maggior esperto di Fernando Pessoa e su di esso, ha scritto anche un libro di saggi e una commedia teatrale.

Iniziò l’attività di scrittore nel 1975 con il romanzo “Piazza d’Italia”, cui fecero seguito varie raccolte di racconti. Inoltre ha collaborato con le redazioni culturali del “Corriere della Sera” e del “País”. Malato da lungo tempo, Antonio Tabucchi muore a Lisbona nel 2012. 

Antonio Tabucchi, le frasi più belle

Ecco una serie delle frasi più significative di Antonio Tabucchi

  • L’abitudine è un rito, si crede di fare qualcosa come se fosse un piacere e in realtà si sta ubbidendo a un dovere che ci si è imposti.
  • La vita è fatta d’aria, un soffio e via, e del resto anche noi non siamo nient’altro che un soffio, respiro, poi un giorno la macchina si ferma e il respiro finisce.
  • L’importante è cercare, non importa se si trova o non si trova.
  • A conti fatti, della vita è più quello che non si ricorda di quello che si ricorda…

  • La vita è una musica che svanisce appena l’hai suonata.
  • Buonanotte, dissi, o meglio: addio.. A chi o a che cosa stavo dicendo addio? Non lo sapevo bene, ma era quel che mi andava di dire ad alta voce. Addio e buonanotte a tutti, ripetei. Reclinai il capo all’indietro e mi misi a guardare la luna.
  • Dicono che la morte è un mistero, ma il fatto di essere esistito è un mistero maggiore, apparentemente è banale, e invece è così misterioso…
  • La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.
  • I viaggi più straordinari sono quelli che non ho mai fatto, quelli che non potrò mai fare. Restano non scritti, o chiusi in un loro segreto alfabeto sotto le palpebre, la sera. Poi arriva il sonno, e si salpa.
  • La fotografia è la morte perché fissa l’attimo irripetibile.
  • La fotografia, come la musica, coglie l’attimo che non riusciamo a cogliere, ciò che siamo stati, ciò che avremmo potuto essere.

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