Camillo Benso fu un politico e patriota italiano. Ricordiamo che fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso anno divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato. Inoltre sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino e firmò un accordo con la Sinistra con la quale realizzò diverse riforme. Morì a Torino nel 1861, a meno di tre mesi dalla proclamazione del Regno d’Italia, nel palazzo di famiglia.
Camillo Benso, le frasi più belle
Ecco alcune delle frasi più celebri di Camillo Benso
- Non vi è principio, per quanto giusto e ragionevole, il quale, se lo si esageri, non possa condurci alle conseguenze le più funeste.
- Vi sono circostanze in cui uno statista non saprebbe mettersi abbastanza in vista; ve ne sono altre in cui l’interesse della causa cui si serve richiede che ei si ritragga nell’ombra.
- La ragione è onnipotente quando ha per ausiliario l’amore.
- In quanto a me i fischi non mi muovono punto; io li disprezzo altamente, e proseguo senza darmene punto cura.
- Il ministero è deciso di combattere a tutta possa la fazione clericale, ma intende combattere con armi legali, con mezzi liberali e non già adoprare in favore della libertà le pratiche dell’assolutismo.
- I rumori non mi turbano nè punto, nè poco; ciò che io reputo essere la verità lo dirò malgrado i tumulti, i fischi; chi m’interrompe, non insulta me, ma insulta la Camera, e l’insulto lo divido con tutti i miei colleghi.
- Dico inoltre che relativamente alla politica interna, la repressione, quando oltrepassa un certo limite, invece di portare utili effetti, ne produce di pessimi, ed invece di raggiungere lo scopo che il legislatore si prefigge, conduce a conseguenze affatto contrarie.
- Non so concepire maggiore sventura per un popolo colto che vedere riunito in una sola mano, in mano de’ suoi governanti, il potere civile e il potere religioso.