Decimo Giunio Giovenale, nato tra il 50 e il 60, è stato un poeta e retore romano. Cominciò, probabilmente, ad esercitare la professione di avvocato, ma non ottenendo il successo sperato, si dedica alla scrittura. L’opera di Decimo Giunio Giovenale è raccolta in sedici satire, che sono distribuite in cinque libri. Tra le più importanti, la I satira ha carattere di proemio: in essa, infatti, si polemizza contro il decadimento di Roma e il costume dell’epoca. Scrisse fino all’avvento dell’imperatore Adriano.
Decimo Giunio Giovenale, le frasi più belle
Ecco alcune delle frasi più celebri di Decimo Giunio Giovenale.
- Perdona ai corvi, il biasimo colpisce le colombe.
- Far cigolare i letti altrui è un’abitudine che si perde nella notte dei tempi.
- Nel suo castello maledetto nessun signore ha mai castrato ragazzi brutti. Adolescenti storpi e scofolosi, gobbuti dietro e davanti Nerone non li rapisce.
- Coloro per i quali l’unica gioia consiste nel mangiare possono dare soltanto quell’unico, bestiale significato alla propria esistenza.
- Anche alle cose belle il saggio dà un limite.
- La pena più tremenda è portare in cuore, notte e giorno, il testimone delle proprie colpe.
- Tutti desiderano possedere la conoscenza, ma relativamente pochi sono disposti a pagarne il prezzo.
- Sempre la vendetta è il godimento di un animo da poco, di un animo pauroso e gretto. Puoi averne subito la prova: nessuno gode della vendetta più della donna.
- Nelle piccole cose come nelle grandicose ognuno deve conoscere e tenere ben presente i propri limiti.