frasi Giorgio Bocca

Frasi Giorgio Bocca: le citazioni più celebri di sempre

Giorgio Valentino Bocca, nacque a Cuneo il 28 agosto del 1920 ed è stato un mostro sacro della stampa del nostro Paese benché, a causa del suo stile feroce e privo di concessioni, spesso criticato e contestato. Giorgio Bocca cominciò a scrivere fin da adolescente, nella seconda metà degli anni trenta, su periodici a diffusione locale. Successivamente, dal 1938 al 1943, scrisse anche per la testata cuneese La Provincia Grande, Sentinella d’Italia. Alla fine della guerra, riprese l’attività giornalistica, scrivendo per il giornale di Giustizia e Libertà finché fu chiamato a lavorare per la Gazzetta del Popolo di Torino, assunto dal liberale Massimo Caputo, quindi per L’Europeo. Giorgio Bocca morì, dopo una breve malattia, nella sua casa di Milano il giorno di Natale il 25 dicembre del 2011, a 91 anni.

Giorgio Bocca, le frasi più belle

Ecco alcune frasi di Giorgio Bocca.

  • Sono debitore ai miei gatti di rare beatitudini.
  • Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori.

Giorgio Bocca
  • C’è una campagna di denigrazione della Resistenza: diretta dall’alto, coltivata dal cortigiano.
  • Uno come Siciliano che continua a scrivere fa ridere i polli.
  • Chi conosce la sua giornata prima che sia finita? A ognuno la sua ora, ma tu vai tranquillo.
  • È d’uso universale negli sport come negli affari e in politica un linguaggio da monta taurina: “Quello è uno con gli attributi”, quell’altro ha “i cosiddetti”, meglio se “con le palle quadre”.

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