Giosuè Carducci, nato il 27 luglio 1835, è stato un poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano. Fu il primo italiano a vincere il Premio Nobel per la letteratura, nel 1906. L’Italia Unita deluse le sue aspettative e cominciò a schierarsi politicamente, con idee repubblicane, anticlericali e in seguito persino anarchiche e vicine al socialismo. Aderì alla politica di Crispi, e nel 1905, arrivò alla pubblicazione definitiva delle sue “Opere”. Dopo la nomina a senatore del Regno d’Italia, nel 1904-1905 il poeta si ritirò dall’insegnamento. Morì a Bologna il 16 febbraio 1907 per una broncopolmonite.
Giosuè Carducci, le frasi più belle
Ecco alcune delle frasi e citazioni più belle di Giosuè Carducci.
- L’arte e la letteratura sono l’emanazione morale della civiltà, la spirituale irradiazione dei popoli.
- Muor Giove, e l’inno del poeta resta.
- Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna, e il colle di sopra bianco di neve ride.
- È pure un vil facchinaggio quello di dovere o volere andar d’accordo coi molti.
- Uno scribacchino fanfarone di poca letteratura e di troppi aggettivi.
- Tedio invernale Ma ci fu dunque un giorno Su questa terra il sole? Ci fûr rose e viole, Luce, sorriso, ardor? Ma ci fu dunque un giorno La dolce giovinezza, La gloria e la bellezza, Fede, virtude, amor? Ciò forse avvenne a i tempi D’Omero e di Valmichi, Ma quei son tempi antichi, Il sole or non è piú. E questa ov’io m’avvolgo Nebbia di verno immondo è il cenere d’un mondo Che forse un giorno fu