frasi Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Frasi Giuseppe Tomasi di Lampedusa: le citazioni più belle

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, è stato uno scrittore italiano. Con la sua complessa personalità, è stato l’autore del celeberrimo romanzo Il Gattopardo. Propone il suo romanzo a varie case editrici senza alcun successo, e solo dopo la sua morte, Giorgio Bassani riesce a farlo pubblicare dalla casa editrice Feltrinelli nel 1958. Il romanzo, considerato un pilastro della narrativa mondiale, narra le trasformazioni avvenute nella vita e nella società della Sicilia durante gli anni del Risorgimento. Scompare a Roma il 23 luglio 1957.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, le frasi più belle

Ecco alcune delle frasi più belle e interessanti di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

  • Se tutto deve rimanere com’è, è necessario che tutto cambi.
  • È meglio un male sperimentato che un bene ignoto.
  • Molte cose sarebbero avvenute, ma tutto sarebbe stato una commedia, una rumorosa, romantica commedia con qualche macchia di sangue sulla veste buffonesca.
  • L’amore… Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta.
  • Prendete un problema di qualunque natura (politico, sociale, culturale, tecnico o altro) e datelo da risolvere a due italiani: uno milanese e l’altro siciliano. Dopo un giorno, il siciliano avrà dieci idee per risolvere questo problema, il milanese nemmeno una. Dopo due giorni, il siciliano avrà cento idee per risolvere questo problema, il milanese nessuna. Dopo tre giorni, il siciliano avrà mille idee per risolvere questo problema, e il milanese lo avrà già risolto.

  • Sono Lighea, sono figlia di Calliope. Non credere alle favole inventate su di noi: non uccidiamo nessuno, amiamo soltanto.
  • Finché c’è morte c’è speranza.
  • Io sono una persona che sta molto sola; delle mie sedici ore di veglia quotidiane dieci almeno sono passate in solitudine. E non potendo, dopo tutto, leggere sempre, mi diverto a costruire teorie le quali, del resto, non reggono al minimo esame critico.
  • Noi siciliani siamo stati avvezzi da una lunga, lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua, a spaccare i capelli in quattro. Se non si faceva così non si scampava dagli esattori bizantini, dagli emiri berberi, dai vicerè spagnoli.
  • Ero un ragazzo cui piaceva la solitudine, cui piaceva di più stare con le cose che con le persone.
  • Occorre sapere, per lo meno, esser certi che qualcuno sappia per chi o per che si è morti.

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