Frasi ludovico ariosto

Frasi Ludovico Ariosto: le più belle da condividere

Noto per essere l’autore del poema cavalleresco Orlando Furioso, Ludovico Ariosto è nato a Reggio nell’Emilia l’8 settembre 1474 e morto a Ferrara il 6 luglio 1533. Ariosto è stato un poeta, commediografo, funzionario e diplomatico italiano. È considerato nella storia della letteratura italiana ed europea uno degli autori più celebri ed influenti del Rinascimento.

Ludovico Ariosto, gli aforismi più belli

  • O città bene avventurosa…la gloria tua salirà tanto ch’avrai di tutta Italia il pregio e ‘l vanto.
  • Le donne son venute in eccellenza di ciascun’arte ove hanno posto cura.
  • In casa mia mi sa meglio una rapa, ch’io cuoca, e cotta su ‘n stecco me inforco e mondo, e spargo poi di aceto e sapa, che a l’altrui mensa tordo, starna o porco selvaggio; e così sotto una vil coltre, come di seta o d’oro, ben mi corco.
  • In mura, in tetti, in pavimenti sparte Eran le perle, eran le ricche gemme
  • Ben ch’esser donna sia in tutte le bande danno e sciagura, quivi era pur grande.
  • Che non conversiam sempre con gli amici in questa assai più oscura che serena vita mortal, tutta d’invidia piena
  • Non vi vieto per questo (ch’avrei torto) Che vi lasciate amar; che senza amante sareste come inculta vite in orto, che non ha palo ove s’appoggi o piante.
  • Quanto più su l’instabil ruota vedi di Fortuna ire in alto il miser uomo, tanto più tosto hai da vedergli i piedi ove ora ha il capo, e far cadendo il tomo. Così all’incontro, quanto più depresso, quanto è più l’uom di questa ruota al fondo, tanto a quel punto più si trova appresso, s’ha da salir, se de’ girarsi in tondo.
  • Ma come gli occhi a quel bel volto mise, gliene venne pietade, e non l’uccise.
  • Ben ch’esser donna sia in tutte le bande | danno e sciagura, quivi era pur grande
  • Ho perduto l’onor, ch’è stato peggio; che, se ben con effetto io non peccai, io do però materia ch’ognun dica, ch’essendo vagabonda, io sia impudica
  • Le donne i cavallier, l’arme, gli amori, Le cortesie, l’audaci imprese io canto
  • Il volgare ignorante ognun riprenda, E parli più di quel che meno intenda.
  • E quel che non si sa non si de’ dire e tanto men quando altri n’ha a patire.
  • O degli uomini inferma e instabil mente! Come siàn presti a variar disegno! Tutti i pensier mutamo facilmente, Più quei che nascon d’amoroso sdegno

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