Salvatore Quasimodo, nato nel 1901, è stato un poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell’ermetismo. Ha contribuito alla traduzione di vari componimenti dell’età classica, soprattutto liriche greche.Inserito negli ambienti culturali di Firenze, fa la conoscenza di Montale, Manzini e Bonsanti, per la cui casa editrice pubblica “Acque e terre”, prima raccolta di poesie di stampo ermetico. Nel 1959 egli vince il premio Nobel per la letteratura. Muore ad Amalfi colpito da ictus all’età di sessantasei anni.
Salvatore Quasimodo, le frasi più belle
Una raccolta delle frasi più famose di Salvatore Quasimodo
- Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.
- S’udivano stagioni aeree passare, nudità di mattini, labili raggi urtarsi.
- L’uomo grida dovunque la sorte d’una patria.
- Camminano angeli, muti con me; non hanno respiro le cose; in pietra mutata ogni voce, silenzio di cieli sepolti.
- Non so odiarti: così lieve, il mio cuore d’uragano.
- Scende la sera: ancora ci lasciate, o immagini care della terra, alberi, animali, povera gente chiusa dentro i mantelli dei soldati, madri dal ventre inaridito dalle lacrime.
- I filosofi, i nemici naturali dei poeti, e gli schedatori fissi del pensiero critico, affermano che la poesia (e tutte le arti), come le opere della natura, non subiscono mutamenti né attraverso né dopo una guerra. Illusione; perché la guerra muta la vita morale d’un popolo, e l’uomo, al suo ritorno, non trova più misure di certezza in un modus di vita interno, dimenticato o ironizzato durante le sue prove con la morte.