Étienne Mallarmé, detto Stéphane, è stato un poeta, scrittore e drammaturgo francese considerato il Maestro del simbolismo francese. Nato a Parigi il 18 marzo 1842, Mallarmé lavorò come insegnante di inglese e trascorse buona parte della vita in modeste condizioni economiche. Le sue prime poesie risentono del modello rappresentato dall’opera di Charles Baudelaire, mentre le ultime opere erano più generalmente interessate all’interazione tra stile e contenuto. Ecco quindi una raccolta delle più belle poesie e frasi di Stéphane Mallarmé pronte da condividere.
Stéphane Mallarmé: ecco le poesie più belle
- Amo l’orrore d’esser vergine. – Stéphane Mallarmé
- In fondo il mondo é fatto per finire in un bel libro. – Stéphane Mallarmé
- Ti reco questo figlio d’una notte idumea!
Nera, spiumata, pallido sangue all’ala febea,
Pel vetro che d’aromi fiammeggianti si dora,
Per le finestre, ahimé ghiacciate e fosche ancora,
L’aurora si gettò sulla lampada angelica.
Palme! E quando mostrò essa quella reliquia
Al padre che nemico un sorriso tentò,
L’azzurra solitudine inutile tremò.
O tu che culli, con la bimba e l’innocenza
Dei vostri piedi freddi, accogli quest’orrenda
Nascita: ed evocando clavicembalo e viola,
Premerai tu col vizzo dito il seno che cola
La donna in sibillina bianchezza per la bocca
Dall’azzurro affamata, dall’alta aria non tocca? – Dono di versi, Stéphane Mallarmé - Non si scrive una poesia con le idee, ma con le parole. – Stéphane Mallarmé
- Quante giornate ho passato solo col mio gatto! Per solo, intendo senza alcun essere materiale, ed il mio gatto è un compagnomistico, uno spirito. – Stéphane Mallarmé
- L’esangue primavera già tristemente esilia
L’inverno, tempo lucido, tempo d’arte serena,
E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena,
L’impotenza si stira ed a lungo sbadiglia.
Crepuscoli s’imbiancano tiepidi nella mente
Che come vecchia tomba serra un cerchio di ferro,
Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro
Pei campi ove la linfa esulta immensamente.
Poi procombo snervato di silvestri sentori,
E scavando al mio sogno una fossa col viso,
Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori,
Attendo nell’abisso che il tedio s’alzi… Oh riso
Intanto dell’Azzurro sulla siepe e sui voli
Degli uccelli ridesti che cinguettano al sole! – Rinascita, Stéphane Mallarmé - Definire è uccidere, suggerire è creare. – Stéphane Mallarmé
- Ogni anima è una melodia che si sforza di rinnovarsi. – Stéphane Mallarmé
- Nulla, spuma, vergine verso
A non designar che la coppa;
Tal si tuffa lungi una frotta
Di sirene, il dorso riverso.
Noi navighiamo, o miei diversi
Amici, io già sulla poppa
Voi sulla prua ch’apre alla rotta
Flutto di folgori e d’inverni;
Un’ebbrezza bella m’ingiunge
Senza temer beccheggio lungo
Di levar alto questo salve
Solitudine, scoglio, stella
A non importa ciò che valse
La cura bianca della vela. – Saluto, Stéphane Mallarmé - Nominare un oggetto equivale a sopprimere i tre quarti del godimento della poesia, che è dato dall’indovinare poco a poco: suggerirlo, ecco il sogno. – Stéphane Mallarmé
- L’atto poetico consiste nel vedere improvvisamente che un’idea si frantuma in un numero di motivi uguali e nel raggrupparli; essi rimano. – Stéphane Mallarmé
- Nulla, una schiuma, vergine verso
solo a indicare la coppa;
così al largo si tuffa una frotta
di sirene, taluna riversa.
Noi navighiamo, o miei diversi
amici, io di già sulla poppa
voi sulla prora fastosa che fende
il flutto di lampi e d’inverni;
una bella ebbrezza mi spinge
né temo il suo beccheggiare
in piedi a far questo brindisi
solitudine, stella, scogliera
a tutto quello che valse
il bianco affanno della nostra vela. – Brindisi, Stéphane Mallarmé - Quante giornate ho passato solo col mio gatto! Per solo, intendo senza alcun essere materiale, ed il mio gatto è un compagno mistico, uno spirito. – Stéphane Mallarmé
- Il verginale, il bello e il vivace presente
Con un colpo dell’ala ebbra ecco ci spezza
Il duro lago obliato chiuso dal trasparente
Ghiacciaio di quei voli che mai seppero altezza!
Un cigno d’altri giorni se stesso a ricordare
S’abbandona magnifico, ma ormai senza rimedio
Per non aver cantato la plaga ove migrare
Quando già dello sterile inverno splenda il tedio.
Questa bianca agonia inflitta nello spazio
Al collo che lo nega lo scuoterà di strazio,
Ma non l’orror del suolo dove sta prigioniero.
Forma che dona ai luoghi il suo candor di giglio,
Il Cigno senza moto nell’inutile esilio
Si veste del disprezzo d’un gelido pensiero. – Sonetto, Stéphane Mallarmé - Non si scrive una poesia con le idee, ma con le parole. – Stéphane Mallarmé
- Il casuale dev’essere bandito dall’opera moderna, e può essere soltanto simulato. – Stéphane Mallarmé
- Non vengo questa sera per il tuo corpo, o bestia
Che i peccati d’un popolo accogli, né a scavare
Nei tuoi capelli impuri una triste tempesta
Sotto il tedio incurabile che versa il mio baciare:
Chiedo al tuo letto il sonno pesante, senza sogni,
Librato sotto il velo segreto dei rimorsi,
E che tu puoi gustare dopo le tue menzogne
Nere, tu che del nulla conosci più che i morti.
Poi che il Vizio, rodendomi l’antica nobiltà,
M’ha come te segnato di sua sterilità;
Ma mentre nel tuo seno di pietra abita un cuore
Che crimine o rimorso mai potrà divorare,
Io pallido, disfatto, fuggo col mio sudario,
Sgomento di morire se dormo solitario. – Angoscia, Stéphane Mallarmé - Dare un più puro senso alle parole della tribù. – Stéphane Mallarmé
- Intristiva la luna. Serafini in lacrime
sognando, l’archetto alzato nella calma
dei fiori vaporosi,
rapivano da morbide viole bianchi
singhiozzi, in un glissando sull’azzurro
delle corolle. – Ed era quello il giorno
benedetto del tuo primo bacio.
Alla mia fantasia piacendo un martirio
s’inebriava sapiente
di quel profumo di tristezza che lascia
anche senza disagio o rimpianto
il cogliere un Sogno all’anima che l’ha colto.
Dunque vagavo, l’occhio fitto al selciato
consunto, quando col sole dentro i capelli,
nella via, nella sera tu m’apparisti ridente
e credetti vedere la fata dal cappello di luce
che un tempo sui miei bei sonni di bimbo viziato
passava, lasciando sempre dalle sue mani dischiuse
fioccare bianchi mazzetti di stelle odorose. – Apparizione, Stéphane Mallarmé - Mi figuro, per un inestirpabile pregiudizio di scrittore, che nulla resterà non detto. – Stéphane Mallarmé